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giovedì 29 settembre 2011

Napoli: l'Acqua è un Bene Comune

Comunicato stampa
27 settembre 2011

Addio S.p.A., Napoli verso l'Acqua Bene Comune

Il 23 settembre la Giunta del Comune di Napoli ha deliberato per la trasformazione dell'Arin da Società per azioni in Azienda di diritto pubblico. Nasce quindi “Acqua Bene Comune Napoli”, il primo, importante passo verso la ripubblicizzazione del servizio idrico nella città partenopea.

Il Forum Italiano dei Movimenti per l'acqua, insieme al Comitato Acqua Pubblica Napoli, esprime soddisfazione e si augura che l'esempio napoletano venga al più presto seguito da tutte quelle amministrazioni che ad oggi non stanno dando seguito alla volontà degli italiani chiaramente espressa il 12 e 13 giugno scorso: no alle società di capitali, sì alla gestione pubblica del servizio idrico.

La delibera che sancisce la nascita della nuova azienda pubblica porta anche la firma di uno degli estensori dei quesiti referendari, oggi Assessore ai Beni Comuni, Alberto Lucarelli.

I prossimi passi sono la discussione in Consiglio Comunale ed il coinvolgimento della cittadinanza e dei lavoratori del servizio idrico, attraverso meccanismi di democrazia partecipativa che incidano nel percorso di approvazione ed eventuali modifiche della delibera, sempre nella direzione indicata dagli esiti referendari.

Se tutto ciò accadrà, e ci auguriamo avvenga quanto prima, Napoli sarà la prima delle tante città per l'acqua bene comune, traguardo per il quale sin dal 2004 il Comitato napoletano e il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua si sono battuti.

Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua
Comitato Acqua Pubblica Napoli

Delibera di Giunta istituzione Azienda Speciale Acqua Bene Comune Napoli (23-09)

Delibera modifica statuto comunale con concetto bene comune (Approvata CC 22-09)


Statuto Azienda Speciale Acqua Bene Comune

mercoledì 28 settembre 2011

Il modello Napoli si può esportare

di Alberto Lucarelli, Riccardo Realfonzo

Dopo tre mesi di intenso lavoro, durante il quale sono stati consultati esperti di differenti discipline economiche, giuridiche, aziendali, oltre ad esponenti della società civile e delle associazioni ambientaliste, la giunta di Napoli ha approvato la trasformazione della società per azioni Arin che gestisce il servizio idrico a Napoli in azienda speciale. Si tratta della prima giunta in Italia che attua la volontà referendaria del 12-13 giugno 2011.

L’azienda speciale Acqua Bene Comune Napoli, ente di diritto pubblico, nasce dalla consapevolezza che in tutto il mondo le più recenti trasformazioni del diritto hanno prodotto l’emersione a livello costituzionale, normativo, giurisprudenziale e di politica del diritto della categoria dei beni comuni, ossia delle cose che esprimono utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali, nonché al libero sviluppo della persona e che vanno preservate anche nell’interesse delle generazioni future. E inquesto senso ieri il consiglio comunale di Napoli ha approvato una modifica del suo stesso statuto, con la quale si inserisce tra valori e finalità dello Statuto il riconoscimento e la garanzie dei beni comuni, quali beni direttamente riconducibili al soddisfacimento di diritti fondamentali.

I beni comuni, in primis l’acqua, sono dunque adesso direttamente legati a valori che trovano collocazione costituzionale e che informano lo statuto del Comune di Napoli. Essi vanno collocati fuori commercio perché appartengono a tutti e non possono in nessun caso essere privatizzati.

L’acqua bene comune è radicalmente incompatibile con l’interesse privato al profitto e alla vendita. Al tempo stesso è ormai del tutto chiaro nell’esperienza italiana che le privatizzazioni hanno determinato forti incrementi delle tariffe e nessun beneficio per i cittadini in termini di qualità del servizio. Acqua Bene Comune Napoli, chiamata a governare il bene comune acqua della città di Napoli, vuole interpretare, attraverso una buona pratica di democrazia partecipata dal basso, il suo dovere fondamentale di difendere il bene acqua. L’azienda speciale, com’è noto, è un ente pubblico economico strumentale del comune che non persegue finalità di profitto.

L’azienda speciale ha l’obbligo del pareggio di bilancio e del suo equilibrio finanziario con una autosufficienza gestionale. La sua attività si svolge secondo gli obiettivi e i programmi dell’ente territoriale, cioè del comune e dei suoi cittadini.

Tant’è che la strumentalità dell’azienda speciale comporta l’approvazione degli atti fondamentali e la copertura dei costi sociali da parte del Comune, il quale potrà pianificare la sua politica relativa al servizio idrico integrato in base alle proprie disponibilità finanziarie e agli obiettivi di investimento.

La qualità del servizio e la sua sostenibilità con l’azienda speciale assume maggiore rilievo, rispetto alle scelte quantitative che nella gestione privatizzata possono venire omunicate o rappresentate al di fuori di essa in modo più opaco. Acqua Bene Comune Napoli, per come congeniata statutariamente – attraverso un consiglio di amministrazione rappresentativo con voto deliberativo delle associazioni ambientaliste e un comitato di sorveglianza rappresentativo oltre che della cittadinanza attiva anche dei dipendenti dell’azienda - consente di affrontare, o meglio valutare, le conflittualità delle politiche idriche e dell’utenza, anche in termini di trasparenza ed accessibilità agli atti.

Governo pubblico partecipato significa proprio un coinvolgimento attivo dei cittadini alla gestione dei beni comuni, un principio fondamentale, che era originariamente previsto anche in Puglia nel processo normativo di trasformazione dell’Aqp spa in azienda pubblica. Inoltre, lo Statuto prevede che qualora l’amministrazione comunale, per ragioni di carattere ecologico o sociale, ed in relazione ai propri fini istituzionali disponga che l’azienda effettui un servizio o svolga un’attività il cui costo non sia recuperabile deve in ogni caso essere assicurata la copertura del costo medesimo. In questa dimensione ecologica e sociale vanno letti anche gli artt. 27 e 28 dello Statutoche rispettivamente disciplinano e garantiscono il quantitativo minimo giornaliero e il fondo di solidarietà internazionale. L’auspicio è che parta da Napoli un nuovo vento che sappia concretamente reagire alla manovra di ferragosto che ha calpestato la volontà referendaria e soprattutto il principio della sovranità popolare.

* Gli autori sono assessori rispettivamente ai beni comuni e alle società partecipate del Comune di Napoli

Fonte
Il Manifesto 28 settembre

martedì 27 settembre 2011

Senza se e senza Spa! Comunicato contestazione alla staffetta dell'acqua


Giù le mani dal referendum - Giù le mani dall’acqua pubblica - Fuori Federutility dalla gestione dell’acqua.
Questo è quanto siamo andati a ribadire ieri in Piazza Roma ad Ancona durante la contestazione alla staffetta dell’acqua, seguito dell’ingannevole Festival dell’acqua, organizzata da Federutility a cui hanno aderito Multiservizi Spa e il Comune di Ancona.
Prima a Genova, Reggio Emilia, Torino e, ieri, ad Ancona l’obiettivo della contestazione è stato riaffermare che 26 milioni di italiane/i hanno votato si per la gestione pubblica e partecipata dell’acqua .
Il confronto con i nostri amministratori è iniziato da lungo tempo. Noi chiediamo da mesi un confronto sullo scenario post referendum. Siamo convinti, supportati dalla scelta che ha intrapreso Napoli con il suo Sindaco De Magistris - […] il 23 settembre c.a. la giunta del Comune di Napoli ha deliberato per la trasformazione dell'Arin da SpA in Azienda di diritto pubblico, denominata: "ABC Napoli (ABC sta per Acqua Bene Comune)". Delibera a firma dell'Assessore ai Beni Comuni Alberto Lucarelli e dell'Assessore al Bilancio Riccardo Realfonzo* - che la strada da seguire è la trasformazione della Multiservizi da Società per Azioni ad Azienda di Diritto Pubblico. Ne siamo convinti perché è quanto ci hanno chiesto tutti gli italiani che si sono recati alle urne e che hanno permesso con la grande partecipazione popolare al voto di dire che possiamo costruire una alternativa nella gestione dei beni comuni, che l’idea che il privato sia la panacea di tutti i mali è stata smentita nei fatti con questa crisi che stiamo vivendo le cui conseguenze saranno disastrose. Dobbiamo cambiare la rotta. Pensiamo ad una gestione pubblica efficiente, che guardi al bene dei cittadini, la cui partecipazione diviene elemento fondante. Crediamo che la battaglia dell’acqua debba dare stimolo ai nostri amministratori nella definizione di una nuova strategia politica che possa contrastare la speculazione dei grandi poteri finanziari.
Definire la partecipazione di ieri in piazza ad Ancona una “sterile” polemica ci sembra un modo assolutamente inadeguato di rispondere alle richieste legittime di migliaia di cittadine/i marchigiani che hanno detto si ai due quesiti referendari (nella regione ha votato il 61.5 % degli aventi diritto. Le Marche si collocano al quarto posto dietro Toscana, Emila Romagna e Trentino. La Provincia di Ancona ha raggiunto il 64.2 %).
Parlare di risparmio ed uso efficiente dell’acqua è fondamentale ma non si può pensare di farlo senza i Comitati che tanto in questi anni lottano per questo essenziale bene comune. Ci siamo fatti sentire in piazza e siamo pronti a qualsiasi forma di confronto. Siamo i “custodi” del risultato referendario e in qualsiasi occasione in cui si parlerà di acqua noi saremo lì pronti, in prima fila.

Comitato AcquaBeneComune-Senigallia
Coordinamento Marchigiano dei Movimenti per l’Acqua

Addio all'Arin, nasce nuova azienda comunale Abc: «Acqua bene comune»


NAPOLI - Il Comune di Napoli rende operativa la volontà referendaria e trasforma l'Arin, società che fino ad oggi ha gestito il ciclo dell'acqua, in Abc, Acqua bene comune. La neonata azienda si caratterizza per essere una società speciale di diritto pubblico i cui obiettivi , come è stato spiegato oggi nella sede del Comune, saranno «il pareggio di bilancio attraverso l'attuazione dei principi di efficacia, trasparenza ed economicità».

L'amministrazione De Magistris, con questo atto, che ora dovrà essere approvato dal Consiglio comunale, dice "no" alla privatizzazione e conferisce all'acqua lo status di bene comune. «Con questo atto - ha detto l'assessore ai Beni comuni, Alberto Lucarelli - il Comune di Napoli è la prima amministrazione in Italia che rende attiva la volontà cittadina che si è espressa con il referendum lo scorso giugno e restituisce alla cittadinanza l'acqua come bene comune».

Dal Comune la rassicurazione che nella nuova società non saranno riproposti «vecchi carrozzoni». Il nuovo Consiglio di amministrazione dell'Abc, per la cui costituzione il Comune ha chiesto all'Arin di convocare l'assemblea, sarà costituito da tre figure di carattere tecnico, giuridico e manageriale cui si affiancheranno due rappresentanti della cittadinanza nominati dal sindaco e individuati tra le associazioni ambientaliste.

Accanto al Cda, l'Abc sarà dotata anche di un organo a latere: un comitato di controllo in cui saranno rappresentati i lavoratori dell'azienda, gli ambientalisti e i consumatori. Per quanto riguarda le tariffe, è stato introdotto il principio del minimo vitale ed è stato istituito un fondo di coesione e solidarietà.

«La nuova società - ha aggiunto l'assessore al Bilancio, Riccardo Realfonzo - sarà pienamente controllata dal Comune ed è uno strumento efficace per tenere basse le tariffe, per consentire a tutti l'accesso all'acqua e rappresenta un cambiamento radicale rispetto alla logica della privatizzazione che voleva mercificare anche l'acqua rendendola oggetto di profitto».

Tutti gli utili dell'Abc, inoltre, saranno reinvestiti nella realizzazione di opere e infrastrutture. Acqua come bene comune anche attraverso l'installazione di fontanine. La prima sarà inaugurata a giorni davanti Palazzo San Giacomo e poi seguiranno quelle all'aeroporto di Capodichino, alla Stazione centrale e alla Stazione marittima.

Fonte "Il Mattino"
Venerdì 23 Settembre 2011

domenica 25 settembre 2011

Giù le mani dall'acqua pubblica. Fuori Federutility dalla gestione dell'acqua!

Politici e istituzioni sembrano proprio non voler rispettare la volontà popolare espressa solamente poco più di tre mesi fa. In questo breve intervallo appena trascorso la strada verso la ripubblicizzazione del servizio idrico è stata di fatto nuovamente sbarrata.
Il patto di stabilità che vieta da parte dei comuni lo stanziamento di fondi per la manutenzione delle reti idriche, l’ultima finanziaria che obbliga la liberalizzazione degli enti pubblici e l’aumento delle tariffe a seguito dell’abrogazione del 7% di remunerazione del capitale investito da parte dei gestori dei servizi idrici integrati, "rimettono in discussione l’esito del referendum". Il virgolettato non è una nostra interpretazione ma le parole espresse dal Ministro Sacconi il 16 settembre.

Lunedì 26 settembre alle ore 17:30 invitiamo tutti in Piazza Roma ad Ancona per accogliere, come si conviene, la "staffetta dell’acqua", iniziativa organizzata da Federutility e sponsorizzata dalla trasmissione radiofonica Caterpillar
La staffetta fa seguito all’ingannevole "Festival dell’acqua" conclusosi a Genova lo scorso 10 settembre, voluto dalla stessa Federutility e da quasi tutti i gestori privati dell’acqua del nostro paese.

Federutility, dopo essersi apertamente e pubblicamente pronunciata contro i referendum, continua ad affermare che solo i privati sono in grado di sostenere i finanziamenti per gli investimenti nel settore idrico.
27 milioni d’italiane/i si sono espressi, al contrario, per la gestione pubblica e partecipativa dell’acqua in quanto bene comune e non sottoponibile alle logiche del profitto.

Gli amministratori locali, invece di impegnarsi immediatamente per l’applicazione della volontà popolare, finanziano iniziative che nulla hanno a che fare con quanto dichiarato con il referendum.
La Festa dell’acqua e la staffetta che toccherà le maggiori città italiane, tra cui Ancona, costerà ben 450.000 euro che pagheremo tutti noi attraverso le bollette.
Chiediamo al Comune di Ancona e alla Multiservizi di non aderire all’iniziativa per impedire che il costo dell’ingannevole messaggio pubblicitario di Federtutility lo paghi la collettività. Chiediamo altresì ai nostri amministratori di iniziare seriamente il percorso della ripublicizzazione dell’acqua senza se e senza Spa e di ridurre le tariffe dell’acqua della quota relativa alla remunerazione del capitale investito di quel 7% abrogato dalla vittoria del secondo quesito referendario.

Aspetteremo tutti insieme in piazza ad Ancona l’arrivo della staffetta con le bandiere dell’acqua per difendere l’esito referendario e per smascherare un evento che si dice in continuità con il referendum ma che in realtà non è altro che una vetrina mediatica e di sponsorizzazione di messaggi ingannevoli.