Ieri pomeriggio è iniziata la Campagna di obbedienza civile a Senigallia. Al momento sono più di 70 i reclami raccolti dai cittadini, purtroppo ancora del tutto ignari della mancata applicazione del secondo quesito referendario. Attraverso questo blog continueremo a tenervi aggiornati sullo stato dell'arte della raccolta dei reclami e cercheremo di darvi tutte le delucidazioni circa la mancata abrogazione della remunerazione del capitale investito (quasi il 20% della nostra bolletta) sia in Italia che nella nostra provincia. Di sotto riportiamo alcune delle"giustificazioni"con le quali molti gestori si arrampicano sugli specchi per legittimare il mancato rispetto della legge, che tutti i cittadini hanno voluto con il voto del 12 e 13 giugno scorso. Giustificazioni di cui non hanno avuto bisogno le città di Belluno e Pescara, le uniche ad avere fino ad ora rispettato la volontà popolare. Ricordiamo a tutti che il prossimo appuntamento per firmare il reclamo sarà domani, dalle 17 alle 19,30, in piazza Roma. Possibilmente muniti del numero di utenza della bolletta.
Domande e Risposte
Domanda. I gestori e le ATO sostengono che l'abrogazione della “remunerazione del capitale investito” non è immediatamente applicabile perché il referendum non ha formalmente intaccato il DM del 1/8/96 (metodo normalizzato); è quindi necessario un nuovo decreto ministeriale che disciplini le modalità di calcolo della tariffa; in attesa di questo nuovo decreto appare ragionevole continuare ad applicare le vecchie tariffe. Questa può essere una argomentazione valida?
ndr
Quest'argomentazione è stata utilizzata dal presidente del nostro Ato di riferimento durante l'incontro avvenuto nella Commissione Ambiente di Senigallia
Domande e Risposte
Domanda. I gestori e le ATO sostengono che l'abrogazione della “remunerazione del capitale investito” non è immediatamente applicabile perché il referendum non ha formalmente intaccato il DM del 1/8/96 (metodo normalizzato); è quindi necessario un nuovo decreto ministeriale che disciplini le modalità di calcolo della tariffa; in attesa di questo nuovo decreto appare ragionevole continuare ad applicare le vecchie tariffe. Questa può essere una argomentazione valida?
ndr
Quest'argomentazione è stata utilizzata dal presidente del nostro Ato di riferimento durante l'incontro avvenuto nella Commissione Ambiente di Senigallia
Risposta. L'argomentazione è
risibile, totalmente inconsistente dal punto di vista giuridico e
addirittura pretestuosa. Anzitutto il DPR del 20 luglio 2011, ovvero la
legge di pubblicazione dell’esito referendario, sancisce chiaramente che
“l'abrogazione …...ha effetto a decorrere dal giorno successivo a
quello della pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta ufficiale
della Repubblica italiana” e che “è fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare”.
In secondo luogo il decreto ministeriale che definisce il metodo
normalizzato (DM 1/8/96) è un atto amministrativo che non ha forza di
legge emesso dall’allora ministero dei lavori pubblici nell'ambito delle
materie di sua competenza, nel rispetto delle leggi dell'epoca. E’
giuridicamente indiscutibile che, avendo il referendum abrogato la parte
dell’articolo 154 del decreto legislativo 152 che prevedeva nella
determinazione della tariffa la componente di costo della remunerazione
del capitale investito, la parte del DM del 1/8/96 che si riferisce a
questa componente è automaticamente abrogata senza bisogno di altri atti
o decreti. Se così non fosse, ci troveremmo ad una assurda inversione
nelle fonti del diritto (le leggi diventerebbero di rango inferiore
rispetto agli atti amministrativi). Infine, la Corte Costituzionale, nel
decidere sull'ammissibilità di un referendum abrogativo deve – fra le
altre cose – valutare se la normativa residua (dopo l'eventuale vittoria
del referendum) sia immediatamente applicabile. Nel caso in cui non lo
fosse l'ammissibilità viene negata. Ebbene nel nostro caso con sentenza
n. 26/2011 la Corte Costituzionale ha sancito che «La normativa
residua è immediatamente applicabile» poiché «la nozione di tariffa come
corrispettivo - è determinata in modo tale da assicurare la copertura
integrale dei costi di investimento e di esercizio secondo il principio
del recupero dei costi e secondo il principio chi inquina paga».
Domanda. I gestori sostengono che la
“remunerazione del capitale investito” non è profitto, ma solo
copertura dei costi finanziari degli investimenti (interessi sui mutui
contratti). In sostanza – essi concludono – dalla tariffa si potrà pure
togliere la “remunerazione del capitale investito” ma il legislatore
dovrà poi aggiungere la componente degli “oneri finanziari” e quindi
assai poco cambierà per le tariffe a carico dei cittadini. Sono
argomentazioni corrette?
Risposta. Le argomentazioni sono
inconsistenti. Anzitutto la dizione “remunerazione del capitale
investito” è da sempre, riconosciuta da tutta la teoria economica,
profitto d’impresa. Che poi molti soggetti gestori abbiano utilizzato
parte di questo profitto garantito per accedere al credito, ciò non fa
venir meno la natura di profitto di questa voce, anzi evidenzia ancor
più che il sistema attuale favorisce spudoratamente i gestori, in
particolar modo quelli privati, che non corrono alcun rischio d’impresa:
con il 7% di profitto garantito non hanno neanche bisogno di metterci
capitale proprio, semplicemente si fanno prestare del capitale sul quale
lucrano ulteriormente. Non è molto difficile fare gli “imprenditori” in
questo modo! Inoltre, la stessa Corte Costituzionale ha già chiarito
questo punto, quando con la propria sentenza 26/2011 di ammissione del
secondo referendum ha sostenuto che mediante l’eliminazione del
riferimento al criterio della «adeguatezza della remunerazione del
capitale investito», si persegue, chiaramente, la finalità di rendere
estraneo alle logiche del profitto il governo e la gestione dell’acqua.”
[…] persistendo la nozione di tariffa come corrispettivo,
determinata in modo tale da assicurare «la copertura integrale dei costi
di investimento e di esercizio secondo il principio del recupero dei
costi e secondo il principio “chi inquina paga”»”.
Sostenere che l’eliminazione della remunerazione del
capitale investito porterebbe al blocco degli investimenti è quindi
un’affermazione pretestuosa, volta soprattutto a effettuare pressioni
per non rispettare l’esito referendario e continuare ad assicurare ai
gestori lauti profitti.
Domanda. I gestori sostengono che
applicando l'esito referendario e quindi diminuendo le tariffe, non ci
sarebbe sufficiente disponibilità finanziaria per realizzare gli
investimenti necessari?
Risposta. Basta dare un’occhiata ai
bilanci di alcuni soggetti gestori per verificare la dimensione di utili
realizzati in questi anni e le risorse a loro disposizione per fare gli
investimenti, se solo ci fosse la volontà di farlo:
- Acea Ato 2 Lazio – utile d'esercizio anno 2010 pari a 59 milioni di euro;
- Acque spa Ato 2 Toscana – utile d'esercizio 2010 pari a 12,6 milioni di euro;
- Publiacqua – Ato 3 Toscana – utile d'esercizio anno
2010 pari a 14,7 milioni di euro (con remunerazione del capitale
investito pari a 19,2 milioni di euro)
- Nuove Acque – Ato 4 Toscana – utile d'esercizio anno 2010 pari a 3 milioni di euro;
- Acquedotto del Fiora – Ato 6 Toscana – utile d'esercizio anno 2010 pari a 4 milioni di euro
- Umbra Acque – Ato 1 Umbria – utile d'esercizio anno 2009 pari a 2 milioni di euro;
- Asa – ato 5 Toscana – utile d'esercizio anno 2010 pari a 3,4 milioni di euro.
- Acquedotto Pugliese – Puglia – utile d'esercizio anno 2010 pari a 37 milioni di euro.
-Multiservizi S.P.A - Ato 2- non è dato saperlo.
Rispetto a situazioni di gestori che presentano bassa
capitalizzazione e necessità di reperire risorse per effettuare gli
investimenti (tipico il caso di varie SpA a totale capitale pubblico),
la campagna di “obbedienza civile”, con l’eliminazione della
remunerazione del capitale, ha anche l’utilità di far emergere le
problematiche relative all'attuale modello e di costruire una spinta
efficace per arrivare ad un nuovo sistema di finanziamento del servizio
idrico, come il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua sostiene da
diversi anni. Un nuovo sistema basato su una gestione completamente
pubblica che possa quindi ricorrere anche all’intervento della finanza
pubblica e della fiscalità generale. Un sistema che sia
contemporaneamente più equo per i cittadini e realmente in grado di dare
certezza dell’effettuazione degli investimenti, a differenza
dell’attuale che, lascia ampia discrezionalità ai soggetti privati,
producendo forti incrementi tariffari, aumento dei consumi di acqua e
mancata realizzazione degli investimenti.
Fonte
http://www.riducilabolletta.org/content/domande-e-risposte
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