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venerdì 25 maggio 2012

Obbediamo al popolo, disobbediamo alle lobby!

Sabato 26 maggio, ore 17, Piazza Roma
Domenica 27 maggio, ore 17, davanti alla Rotonda
Giovedì 31 maggio, ore 9.30, Piazza Roma
Domenica 3 giugno, ore 17, davanti alla Rotonda

La legge n. 36/1994, nota come“LeggeGalli”, che disciplina la gestione del Servizio Idrico Integrato, permette di potere scegliere quattro tipi di forme ovvero in house a capitale completamente pubblico, partnership pubblica privata, completamente privata o con aziende speciali. Nelle forme in cui sono presenti capitali privati questi, non possono superare il 40% del capitale totale. Grazie all'esito positivo del primo quesito referendario, il decreto Ronchi, che permetteva di superare questa soglia limite, è stato abrogato. Per legge ogni amministrazione locale può quindi scegliere, secondo la propria volontà politica uno dei modelli di gestione sopraindicati.
Il primo quesito da anche una chiara indicazione ovvero che il popolo italiano rifiuta il modello di gestione di un bene primario come l'acqua in termini privatistici, di profitto legate alle cieche leggi di mercato. Poteri forti legati ai maggiori partiti si ostinano a non riconoscerne i risultati e provano continuamente a elaborare e presentare nuove normative per consegnare definitivamente la gestione dell’acqua agli interessi dei privati, in particolare costruendo un nuovo sistema tariffario che continua a garantire i profitti ai gestori.
Benché la facoltà di sottrarre un bene primario come l'acqua dai profitti e trarre i finanziamenti necessari per lo sviluppo del sistema idrico dalla fiscalità generale sia semplicemente una questione legata alla volontà politica, con responsabilità sia territoriali sia nazionali, la remunerazione del capitale investito ovvero quella voce della bolletta che garantisce i profitti, abrogata con il referendum, va applicato e basta. Senza se e senza ma. L'ha deciso il popolo e la volontà popolare è legge a tutti gli effetti dal 19 luglio 2012. Non rispettarla costituisce un  grave precedente, mette seriamente a rischio l'esercizio della democrazia in questo travagliato Paese.
Da poco tempo i nostri politici spendono un sacco di parole intorno ad analisi sull'antipolitica, i cancri che la generano e i suoi antidoti. Dal canto nostro ci teniamo a precisare che anche il comportamento snobista che le istituzioni rispetto al referendum stanno adottando favorisce ulteriormente la sfiducia dei cittadini verso la politica tutta. Come comitato, essendo stati in prima linea nella campagna referendaria dalla raccolta delle firme fino alla propaganda per il voto, avendo speso del nostro tempo e denaro senza alcun incentivo finanziario di cui purtroppo oggi i partiti abusano, non vogliamo assolutamente accettare di vedere vanificato il nostro lavoro e, soprattutto, l’idea di vivere in un paese antidemocratico. Intorno alla mancata applicazione del secondo quesito referendario non accettiamo più alcun tipo di giustificazione.  Nel corso della Commissione ambiente di Senigallia, dove s’è discusso dell’esito referendario, il Presidente uscente dell’ATO 2  Marisa Abbondanzieri ha sostenuto che per abrogare la remunerazione del capitale investito è quindi necessario un nuovo decreto dell’autorità per l'Energia Elettrica e Gas che disciplini le modalità di calcolo della tariffa. Un’argomentazione pretestuosa in quanto risibile e inconsistente dal punto di vista giuridico. Il DPR del 20 luglio 2011, ovvero la legge di pubblicazione dell’esito referendario, sancisce chiaramente che “l'abrogazione …...ha effetto a decorrere dal giorno successivo a quello della pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana” e che “è fatto obbligo a chiunque spetta di osservarlo e di farlo osservare”. In secondo luogo il Decreto Ministeriale che definisce il metodo normalizzato (DM 1/8/96) è un atto amministrativo che non ha forza di legge emesso dall’allora ministero dei lavori pubblici nell'ambito delle materie di sua competenza, nel rispetto delle leggi dell'epoca. E’ giuridicamente indiscutibile che, avendo il referendum abrogato la parte dell’articolo 154 del decreto legislativo 152 che prevedeva nella determinazione della tariffa la componente di costo della remunerazione del capitale investito, la parte del DM del 1/8/96 che si riferisce a questa componente è automaticamente abrogata senza bisogno di altri atti o decreti. Se così non fosse, ci troveremmo a un’assurda inversione nelle fonti del diritto (le leggi diventerebbero di rango inferiore rispetto agli atti amministrativi). Infine, la Corte Costituzionale, nel decidere sull'ammissibilità di un referendum abrogativo deve – fra le altre cose – valutare se la normativa residua (dopo l'eventuale vittoria del referendum) sia immediatamente applicabile. Nel caso in cui non lo fosse l'ammissibilità viene negata. Ebbene nel nostro caso con sentenza n. 26/2011 la Corte Costituzionale ha sancito che «La normativa residua è immediatamente applicabile» poiché «la nozione di tariffa come corrispettivo - è determinata in modo tale da assicurare la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio secondo il principio del recupero dei costi e secondo il principio chi inquina paga».

In sede di Commissione è stato riportato da più soggetti che la remunerazione del capitale viene utilizzata nei costi di gestione del S.I.I. della Mutiservizi S.p.A.. In Ancona invece i profitti della remunerazione del capitale rientrano nel bilancio dell’amministrazione. E’ sconcertante che due amministrazioni diano una risposta diversa sulla gestione dei capitali pubblici, se queste dichiarazioni fossero reali significherebbe che i costi di manutenzione del servizio idrico li pagano soltanto i contribuenti senigalliesi! Se il bilancio della Multiservizi S.p.A., includente tutte le voci in entrata e uscita compresi i costi dellla gestione amministrativa, fosse trasparente non ci troveremmo di fronte a questi imbarazzanti qui pro quo. 

Nonostante ci siamo impegnati per conoscere quale sia il destino dei profitti della Multiservizi S.p.A. e rendere trasparente il suo bilancio, resta comunque il fatto che per legge il costo delle manutenzioni è compreso già nella tariffa e la remunerazione del capitale investito è illegale.
Per questo motivo stiamo portando avanti la “Campagna di Obbedienza Civile” come Comitato affinché venga ripristinata la democrazia e invitiamo la cittadinanza Senigalliese a firmare la lettera di reclamo.


Abbiamo votato SI 27 milioni di volte. Facciamoci rispettare!

Comitato Acqua Bene Comune Senigallia

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